10 dicembre 2024


Linee guida di psicologia giuridica volte ad arrestare il bullismo

12 aprile, 2010 by Prof. Gennaro Iasevoli  
Categoria: Bullismo, Ultimi articoli

bullismoL’osservazione scientifica degli atti di bullismo, dopo molteplici studi, si sposta nuovamente sulla famiglia e sulla scuola, ma con un nuovo tipo di approccio epistemologico che implica la valutazione della “percezione infantile” della realtà.
Le percezioni errate che il fanciullo ha della famiglia e della scuola sarebbero la causa scatenante del bullismo.
Poiché si è notato che le conclusioni del mondo scientifico, in generale, dopo anni di osservazioni non colpevolizzano gli autori degli atti di bullismo e nemmeno la famiglia e la scuola, si impongono nuove ricerche e credo che non siano del tutto superflue indagini mirate sulle modalità, abitudini e “distorsioni percettive” dei bulli.
Infatti avviene che anche le buone famiglie e le buone scuole finiscono per apparire, a causa di alcuni particolari secondari, inadeguate alla “percezione infantile” del bullo, che pertanto le ripudia nella loro immagine totale e reagisce colpendo chiunque ovunque si trovi.
Partendo da questa ipotesi “patogenetica della percezione” del bullo, credo sia utile pensare concretamente ad un intervento medico-psico-pedagogico atto a prevenire e debellare completamente il fenomeno, ricorrendo ad un semplice procedimento che si sviluppa in tre fasi.
Procedo, quindi, nell’ esemplificare le modalità per “rilevare” nei bambini, ragazzi e adolescenti, i sintomi del nascente bullismo e delle condotte volgari, prevaricanti e criminali, affinché ogni insegnante infatti possa agevolmente dedicarsi ad una attenta e scrupolosa osservazione di “particolari sintomi” della condotta dell’alunno a lui affidato dalla famiglia e contribuire a prevenire e debellare completamente il bullismo, seguendo un procedimento, che si sviluppa in tre momenti:
1. individuazione dei bulli,
2. esame delle loro insoddisfazioni ed esigenze,
3. interventi emendativi o terapeutici, secondo i casi.

a) Riconoscere i bulli.

Osservazione di “particolari sintomi” della condotta degli alunni (annotazione, con discrezione deontologica e trasmissione dei dati da sottoporre al vaglio del dirigente scolastico e del consiglio di classe di particolari sintomatologie comportamentali e tendenze di ragazzi che manifestano atti di bullismo marcato):

o poca attenzione in classe,
o incapacità di ordine personale riguardo al corredo degli attrezzi,
o indugio nei bagni,
o difficoltà nella ripetizione di semplici spiegazioni ricevute,
o largo uso di bugie e di giustifiche fantasiose,
o linguaggio scurrile e truculento,
o minacce, persecuzioni, scritte offensive, telefonate anonime, denigrazioni, raffigurazioni oscene ed aggressioni fisiche,
o sottrazione di compiti e di oggetti,
o lacerazione ed asportazione di pagine dai libri e dai quaderni,
o lancio e distruzione di matite, cancellini, righelli, palle di carta, gomme da masticare,
o comunicazione con lancio di richiami, con fischi da pastore di pecore, con colpi di tosse e rumori da percussione,
o abbigliamento con scritte o monili poco pertinenti al ruolo svolto,
o vandalizzazione di effetti personali, abbigliamento, suppellettili ed ambienti di studio,
o spintonamenti, blocco, sequestro fisico, abuso dei compagni,
o porto di oggetti pericolosi e proibiti atti a colpire,
o torsione laterale alternata, continuata, della testa e del busto, durante la lezione, per richiamare altri svogliati ad osservarli,
o gioco con la sedia (dondolio), con il banco, spostamento parossistico della cartella e della dotazione personale di pennarelli,
o andamento motorio trotterellante, penzolante, con gambe divaricate o a “rana”, con le braccia allargate in maniera irregolare, (impegno esibizionistico con l’incedere nella parte centrale dei corridoio o con strofinio delle mani o del corpo presso le pareti).

b) Esaminare le insoddisfazioni e le esigenze dei bulli – (indagini mirate sulle modalità, abitudini e “distorsioni percettive” dei bulli).

Applicando i dettami della “psicologia evolutiva” (con l’ausilio di colloqui psicologici “protetti”, realizzati da specialisti) si individuano caso per caso le “richieste complessive” e le “aspettative” che l’alunno ha nei confronti della scuola e della famiglia e si provvede a soddisfarle con l’offerta didattica e formativa mirata, in piena serenità ed armonia. (Insoddisfazione della vita familiare per povertà, per disgregazione, per sofferenze, per sparizione di congiunti) – (insoddisfazione scolastica per carenza di stimoli nuovi, interessanti ed accattivanti – rifiuto del docente eventualmente incapace).

c) Agire con interventi emendativi e terapeutici, secondo i casi di bullismo.

Dall’approccio scientifico summenzionato emerge un metodo per la risoluzione positiva del bullismo la cui efficacia è direttamente proporzionata alle capacità didattiche personali del docente (preparato per l’intervento) e delle altre componenti scolastiche nel decriptare tali sintomatologie comportamentali esplicitate.
I sintomi rilevati sono preziosi in quanto aiutano a capire la insoddisfazione, la “richiesta complessiva” e le “aspettative” dell’alunno nei confronti della scuola e della famiglia. (Aggiornamento dell’offerta formativa, collaborazione con le famiglie e con gli assistenti sociali).
In determinati casi patologici, i sintomi non servono soltanto a determinare un profilo attinente al bullismo, ma sono necessari per individuare la presenza di patologie posturali e motorie o carenze e disordini attentivi-psico-attitudinali, da evidenziare nella eventuale diagnosi funzionale e nei successivi controlli auxolicici dello sviluppo. (Interventi delle ASL).
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Trattasi di semplici procedure basilari, rapide ed efficaci per risolvere il bullismo (anche se si guardi come alla punta dell’iceberg di un’educazione errata), e per evitare anche l’instaurarsi dell’angosciante timore di atti delinquenziali e perversi tra le scolaresche bene ordinate.
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In conclusione, propongo ciò, senza aggiungere, altre pagine di parole superflue, di vecchio stampo psico-pedagogico, considerando per un attimo la possibilità di errori significativi commessi nel recente passato, ed abituandomi anche all’idea, emersa dalla critica pedagogica, secondo la quale il bullismo non trarrebbe origine dalla natura del bambino, ma sarebbe il risultato di erronee scelte metodologiche del secondo ‘900 italiano, che, dopo tutto, sono state descritte e propagandate negli anni settanta con nomi accattivanti ( = studio per problemi”, “bando al paternalismo”, “teoria dei sistemi”). Tali teorie, fortemente innovative hanno caratterizzato un diverso rapporto docente-studente ed in pratica hanno soppiantato, a partire dagli anni settanta, principalmente nella scuola statale, la pedagogia preventiva ed emendativa. Negli ultimi 50 anni, in molte realtà scolastiche, sono stati ignorati o sottaciuti i pregi della pedagogia preventiva, del metodo emendativo e dell’emulazione dei “grandi personaggi”, sebbene abbiano permesso in passato, di recuperare generazioni di ragazzi difficili, potenziandone l’io personale e responsabilizzandoli, con costante successo, anche in condizioni sociali di povertà e di arretratezza.

Prof. Gennaro Iasevoli

Docente di Psicologia Giuridica

Facoltà di giurisprudenza – Università Parthenope –  Napoli

http://www.giurisprudenza.uniparthenope.it/siti_docenti/SitoDocentiStandard/default.asp?sito=giasevoli