27 luglio 2024


Sport…occasione di legalità

25 marzo, 2008 by Dott.ssa Graziella Zitelli  
Categoria: Minori

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In Italia, a seguito dei numerosi episodi di violenza verificatisi in occasione di manifestazioni calcistiche la gestione del problema è stata delegata alle Forze dell’Ordine considerando, quindi, il fenomeno un problema unicamente di ordine pubblico. Il progetto Tifo pro si propone, invece, un’azione di tipo sociale e formativa, perché riteniamo che le iniziative messe in atto per cercare di risolvere questo fenomeno siano inadeguate.
Si è voluto affrontare il tema della violenza nel mondo dello sport sotto diversi punti di vista ed in particolare la violenza sugli spalti. Oggetto di riflessione degli incontri sono stati sia gli episodi di violenza che interessano i gruppi di tifosi organizzati ma anche quei comportamenti violenti in campo tra giocatori, il gioco eccessivamente duro, volto solo a colpire e ferire un avversario, atteggiamenti che vanno ben oltre la sana competizione.
Il progetto “Tifo pro” nasce dall’idea di entrare nella realtà in oggetto per individuare i diversi attori in gioco, le zone bianche su cui intervenire e le leve più adeguate per farlo. Prevedere il coinvolgimento di differenti gruppi di attori sociali per i quali sono stati pensati percorsi diversificati.
Il conflitto sociale è un’esperienza fortemente soggettiva che porta le persone ad attivare delle modalità molto diverse nell’affrontare la situazione conflittuale. Il riuscire a pensare, riflettere e verbalizzare il modo in cui si vede e si vive il conflitto e le proprie teorie implicite può, infatti, aiutare il soggetto ad aumentare la soglia di tolleranza e di sostenibilità personale al conflitto stesso. In questi percorsi è fondamentale prendere tempo, darsi il tempo necessario sia per riflettere su di sé, sia per favorire la “decantazione” delle emozioni, che nell’immediato portano ad essere reattivi.
L’apprendere a “so-stare” nel conflitto richiede un lungo percorso ma permette anche di arrivare alla capacità di dire “no” quando occorre, ovvero di staccare la spina, evitare un’adesione conformista a delle procedure che possono danneggiare un atteggiamento opportuno nei contesti adeguati.
Attraverso il dialogo con i giovani coinvolti nei moduli di lezioni, si era auspicato lo sviluppo di una forte assimilazione di principi e valori, tale da prevenire le degenerazioni dello sport, che riguardano violenza o discriminazioni.

Un valido supporto è stato conferito dal lavoro effettuato in sinergia con la Questura di Catania, con il Questore dott. Michele Capomacchina ed il sostituto commissario Mario Martello. Il progetto è stato attivato in alcune scuole della provincia catanese ed è stato attenzionato dal Direttore dell’USSM dott.ssa Vincenza Speranza, con la quale si è istituita una forte collaborazione con tutta l’equipe dell’ufficio.
E’ da evidenziare l’inserimento nel progetto dei ragazzi che hanno avuto la “messa alla prova” dal Giudice minorile, per reati attinenti alla violenza negli stadi o simili.
Obiettivo principale, dunque, del progetto “Tifo Catania…di qualità!” è stato quello di lavorare con i giovani naturale bacino di utenza per futuri sportivi e tifosi, per riacquisire insieme valori di sportività, rispetto, tolleranza e legalità promuovendo una profonda riflessione sulle svariate problematiche legate allo sport. Abbiamo cercato, attraverso il coinvolgimento attivo dei partecipanti, di sviluppare competenze di espressione e di gestione delle proprie emozioni e dei propri vissuti, insegnando a considerare le conseguenze delle azioni proprie ed altrui.
Nel progetto sono stati coinvolti, a diverso titolo, l’Assessorato allo Sport e alle Politiche Giovanili della Provincia Regionale di Catania, la Questura di Catania, Agenti di Polizia, la Società Catania Calcio e la “Società” tutta.
Di seguito sono  riportati i dati acquisiti dalla realizzazione della prima edizione del progetto.
È stato chiesto ai ragazzi di fare una personale “rappresentazione del tifo” attraverso il disegno.
Per quanto riguarda la connotazione che i ragazzi hanno dato del fenomeno “tifo”, per l’88% dei disegni considerati possiamo dire che la rappresentazione è del tutto positiva.
In alcuni casi sono presenti “auspici” su un tifo positivo.

Il disegno riportato in alto nell’articolo è un esempio che può far comprendere quanto la rappresentazione del tifo possa essere, nonostante le ultime vicende di cronaca, positiva. Una rappresentazione distante dagli episodi fortemente drammatici attuali specie se si considera che il periodo in cui è stata proposta questa attività ai ragazzi era quello coincidente con la perdita del poliziotto Filippo Raciti nel corso del derby Catania-Palermo ( 2 febbraio 2007). Il tifo non è, per i ragazzi etnei, “malato” per definizione ma la violenza è solo una degenerazione del fenomeno, non una componente dello stesso.
Auspichiamo che il progetto avviato possa svilupparsi sempre più per dare risposte puntuali e strutturali.
 Ringraziamo la collega dott.ssa Teresa Tozzi e l’educatrice dott.ssa Daniela Di Paola, senza le quali il progetto non avrebbe avuto un’organizzazione tanto efficiente.

Dott.ssa Graziella Zitelli

Psicologo